Il primo animale ad essere addomesticato dall’uomo e a diventare il compagno di numerose avventure è stato il cane. Questo meraviglioso animale venne impiegato dall’uomo primitivo in numerosi lavori: animale da soma, animale da carne, animale da pelliccia e come aiutante durante le battute di caccia, fino ad arrivare a diventare il braccio destro e a condividere il giaciglio dove riposarsi.
Come e quando avvenne la nascita di questa amicizia millenaria, quel patto indissolubile che ha legato due specie così simili e così diverse?
Per tanto tempo gli scienziati si sono interrogati sulle origini del cane domestico. Grazie alle nuove tecnologie, all’indagini sul DNA e ai reperti archeozoologici sappiamo con certezza che il progenitore del cane è il Canis lupus, ovvero Il lupo grigio o lupo comune. Per essere più precisi dovremmo affermare che il cane deriva da 4 o 5 sottospecie di lupo addomesticate più o meno contemporaneamente. Sottospecie? Chiariamo. Quando una specie è diffusa in ampi territori si classifica in sottospecie o razze geografiche. È proprio grazie all’effetto dell’isolamento geografico e del controllo sui riproduttori che sono nate le prime razze o razze primarie. Da queste, poi, sono state selezionate le razze derivate e moderne.
Bene, ora è chiaro, il lupo è la specie progenitrice del cane, ma quando e come avvenne la domesticazione?
I coniugi Coppinger, biologi di fama mondiale, hanno supposto che due potrebbero essere le ipotesi accreditate:
– L’ipotesi antropocentrica: l’uomo artefice del suo destino e capace di trasformare una specie in un’altra;
– L’ipotesi dell’autoaddomesticazione, secondo cui quando l’uomo si avvicinò al lupo questo aveva già subito una mutazione spontanea che aveva dato origine al Protocane (specie differente dal lupo molto simile ad esso per morfologia).
Negli anni ’70 gli scienziati cominciarono ad allevare lupi. Volevano provare a ricreare il cane. Non ci sono riusciti! Dagli esperimenti si ottennero lupi addestrati, lupi che accettavano la compagnia dell’uomo ma continuavano a generare prole selvatica, che aveva timore dell’uomo. È possibile, infatti, rendere socievole un lupo nei confronti delle persone solo se viene adottato da cucciolo e non oltre i 19 giorni, periodo oltre il quale si rende impossibile l’attaccamento a specie differenti dalla propria. Nel cane questo periodo è più lungo e ciò garantisce un’impregnazione duplice, ovvero la possibilità per il cane di avere un legame di attaccamento non solo verso la mamma ma anche verso una specie diversa come l’uomo.
Si può allora ipotizzare che la presenza di una mutazione spontanea comparsa nella specie lupo ha dato origine a dei soggetti che presentavano una distanza di fuga (distanza oltre la quale scatta il comportamento di fuga da un ipotetico pericolo/predatore) ridotta, che ha permesso loro di avvicinarsi agli accampamenti umani.
L’Habitat che permise al protocane di vivere come uno spazzino, nutrendosi dei residui dell’accampamento umano è stato il villaggio neolitico. È, forse, solo col tempo che l’uomo resosi conto delle abilità del protocane e del suo modo di vivere in gruppo così simile al suo, decise di adottare dei cuccioli e di integrarli al suo gruppo familiare. Come riuscì a farlo? Sicuramente permettendo alle donne del villaggio di allattare i cuccioli, un vero e proprio Maternaggio, metodo di accudimento usato ancora oggi in molte tribù asiatiche e africane con duplice funzione : permettere la sopravvivenza di un cucciolo lattante e creare un legame di attaccamento forte.
Queste sono solo ipotesi scaturite dai dati che fino ad oggi conosciamo e dai ritrovamenti fossili. Questi dati portano le lancette dell’orologio della domesticazione del cane al neolitico (età della pietra) quando l’uomo del villaggio scoprì che i primi cani potevano essere degli ottimi aiutanti visto che risultavano satelliti all’accampamento, tenevano pulito il villaggio dai residui e comunicavano con la voce la presenza di un predatore.
Questa è la storia che accomuna noi e il cane, affascinante vero?
Affermando quindi con certezza che questa amicizia abbia migliaia di anni, possiamo affermare anche che l’uomo conosce e rispetta il cane?
In molte situazioni direi di no e che di strada ancora tanta ne dobbiamo fare per rispettare quel patto stipulato anni e anni or sono.
Dott.ssa Cristiana Matteocci